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L'opera d Ilario Mutti a Motta di Livenza
Archivio - Aprile 2015
Ilario Mutti "Espansione e Domani"

Recensione di Luciano Spiazzi

 

da Bresciaoggi - giovedì 7 gennaio 1988

S.ZENO

Nella sala riunioni del Centro sociale del paese, a cura della biblioteca comunale espone Ilario Mutti. 
Lo segnaliamo fra le non poche manifestazioni che si sono svolte in questi giorni in provincia per la decisa personalità che ne emerge. 

Scultore e grafico in possesso di buona preparazione avendo conseguito il diploma al Liceo artistico, è spinto nel suo lavoro da una volontà di significati che rompono ogni trama discorsiva di apparente gradevolezza per porre al centro del suo discorso una problematica esistenziale coinvolgente la forma stessa del suo operare.

Ricorrente è il tema del cavallo, simbolo di libertà e forza vitalistica, impedito nella sua foga dagli impacci quotidiani, così come la valenza dirompente del toro che non è tragica conclusione di una prevaricazione subita ma tentativo di ridare senso in qualche modo al connubio di istinto di conservazione e di energia di cui è composto. Mutti innerva bronzi e crete di un dinamismo che non lascia requie alla sua disponibilità plastica, risolvendola in torsioni, fremiti, ritmi spezzati. 
Anche la figura umana ne è travolta, segno di un dolore che investe il mondo. 

Singolari le grafiche a pastello in cui si rovesciano i termini della sua arte, lo spazio non contiene ma intende penetrare le figure cercando di dare evidenza a quanto è in esse racchiuso.

Non manca il tema ecologico tradotto nel gabbiano che grida la sua impossibilità di volo con le ali impeciate, pesanti sulla roccia. 

Mutti ha bisogno di grande duttilità espressiva per dare corpo ai suoi sentimenti e anche per questo la mostra nel suo complesso ha un'intensità non trascurabile.

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da Bresciaoggi - giovedì 16 giugno 1988 

SULZANO

Espressionista a modo suo Ilario Mutti, pittore scultore nativo di Calvisano, da tempo residente a Castelmella.

La sua ansia di tradurre moti dell'animo, emozioni di rette, pensieri si traduce in composizioni mosse da un'interna eccitazione e da una fantasia febbrile che non accetta di essere imbrigliata da condizionamenti accademici.

Così se nelle opere grafiche accumula i punti di vista aggredendo la figura con segni aperti e vorticosi, nelle composizioni plastiche è volta a volta impetuoso, colmo di fremiti (si vedano i cavalli) o più esistenzialistica mente sofferto nei personaggi stravolti da situazioni che ne dislocano le forme come travolte da accensioni che scuotono l'equilibrio delle masse e dell'ordine in cui si inscrivono, Mutti dei suoi nuclei espressivi vuol fare messaggi espliciti senza prudenze calcolate.

Quasi un contrasto con il suo carattere sereno e disteso, come osservava la scomparsa Nerina Valeri, che esplode in modo imprevedibile nella sua arte.

 

A Sulzano «la stagione d'arte sebina» è arrivata alla terza estate. 

È una manifestazione minore, certo, ma assolve un ruolo promozionale e divulgativo ed offre nel salone muni­cipale un insolito spazio espositivo a molti artisti bresciani. 



Sono 37 quelli che si alternano lungo tutta l'estate. I primi sono stati G. (Giuseppe) Morandini ed Ilario Mutti, mentre ora è in corso l'esposizione di Sergio De Leo, Giorgio Micheli e Giuseppe Salogni. 

È un' occasione, quella di Sulzano, per seguire o vedere per la prima volta alcuni artisti non professionisti che magari hanno poche occasioni per una «personale». 
In generale, quelli che si presentano a Sulzano sono attestati su un tradizionale versante figurativo.

Ilario Mutti è scultore e grafico. Il suo tema dominante è la prigionia degli slanci vitali (costante è la tipologia del cavallo preso in qualche impaccio) ed il senso del dolore o della dignità offesa che piega l'uomo.


Per Mutti la scultura è un modellato vibrante e tormentato, fatto di tensioni e torsioni che danno una struggente espressività alle sue figure. Ama i materiali malleabili come le crete e su di esse esercita pittoricismi e psicologismi. 

C'è forse in lui ancora un eccesso di tormento in questi moti e scatti che innerva con notevole virtuosismo artigiano, quasi che se limitasse l'effusione e contrazione materica potrebbe approdare a una più intima e intensa vigoria. 

Mutti colora le sue crete e i suoi bronzi: nei lavori grafici è come se fornisse la mappa nervosa di quelle figure. I pastelli sono usati di punta con insoliti effetti di intensità e brillantezza di colore, ma il tema è sempre quello della libertà impedita, dell'uomo «marionetta» impigliato in una serie di fili perché agito dall' esterno. Le linee scorrono dentro il corpo umano come fasci di nervi, tesi nello slancio vitalistico ma contratti nel dolore.