Padova, Agosto 2000
La matrice formale di avvio della ricerca plastica di Ilario Mutti (Calvisano, Brescia 1949) é un verismo tendenzialmente espressionista, che manifesta particole attenzione, nella costruzione e modulazione dei gesti plastici, al manifestarsi e diventare dati di comunicazione, esplicita o implicita, e di partecipazione dei sentimenti, quelli profondi e quelli di emergenza frequente, vitalistica, che sommuovono lo spazio intorno; non solo nella sequenza dei Cavalli, così spesso citata, ma in tutta la sua figurazione, a partire dalla fine degli anno Ottanta (Toro abbattuto, Tentativo di volo), quando, ben maturato il rapporto con la figura e con il materiale, e tralasciata l'osservanza rigida della misura classica, cominciò a innervarne la costruzione con inedite tensioni, con prolassi e disfacimenti, per poi tornare, negli anni Novanta, a un verismo emozionale più acquietato e contemplativo dei segreti esistenziali profondi, allungando le linee, dando ampio spazio a campi di luce levigati, inserendo il colore, anche patine diverse per differenti particolari (Ragazza, del 1993, Piera, del 1994), cercando più ardite architetture del corpo, non più - o non solo - nei suoi slanci vitali, ma nel quieto comporsi delle forme, nell'ascolto interiore, di cui l'articolazione del corpo diventa momento altamente espressivo della complessità e profondità, nel mutevole rapportarsi alla luce a allo spazio.
Donna sdraiata, Silvia, Luisa, Maria Rosa, mostrano l'acquisizione del modellato di una sempre più attenta adesione somatica e le capacità, nella manipolazione della materia in struttura, in gesto architettonico, di evidenziare aspetti intimistici e assolutamente peculiari della persona raffigurata, pur senza perdere o abbandonare il livello di ricerca e di invenzione plastica più alto, quello del corpo femminile come paradigma del generarsi e del vivere della forma in quanto armonia nel tempo e nello spazio.
Giorgio Segato